Lapilli di questo mese è stata scritta in parte nel Monferrato, regione del basso Piemonte meno famosa delle Langhe, ma altrettanto interessante, dove ho avuto modo di parlare con coltivatori e allevatori locali. Ho visitato un’azienda vitivinicola di Barbera, un caseificio che produce robiole, un agriturismo e una coltivazione di nocciole usate per amaretti e baci di dama, tra le altre delizie. E tutti hanno raccontato la stessa storia: nella regione, come in buona parte del nord Italia, pioggia e neve latitano da almeno due anni. La mancanza d’acqua fa sì che per sopravvivere le piante si riducono in dimensione ed estensione, le viti crescono meno in altezza tanto da non arrivare all'ultimo filo del filare e il vino prodotto è più concentrato e alcolico, gli alberi di noccioli sono più piccoli e il raccolto più scarso. I coltivatori e allevatori locali si affidano da sempre alle piogge stagionali e oggi fanno fatica ad adattarsi a questa nuova situazione. Mancano le infrastrutture per irrigare ettari di vigne e noccioleti, per non parlare dei costi che gli allevatori devono sostenere per dissetare centinaia di animali, come capre e galline. La siccità rimane il tema numero uno per un mondo agricolo che, per la prima volta a queste latitudini, si trova ad affrontare una situazione inedita.

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Alluvione in Emilia Romagna. Tra il 2 e il 3 maggio, oltre 200 millimetri di pioggia si sono abbattuti su gran parte dell’Emilia Romagna causando esondazioni, evacuazioni e la morte di almeno due persone. Secondo l'Agenzia regionale per la protezione ambientale, in meno di 48 ore è caduto il 25 per cento della pioggia attesa in un anno. “Solo una settimana fa ero andata a Faenza a discutere di siccità e ora vedo le immagini dell’allagamento”, ha detto Paola Mercogliano, ricercatrice del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, al quotidiano Domani. Per la scienziata il repentino passaggio da condizioni di prolungata siccità a eventi alluvionali come quelli dei giorni scorsi è in linea con l'impatto della crisi climatica atteso per il nord Italia. Per eventuali aggiornamenti sulla situazione, suggeriamo il profilo Instagram del fotografo Michele Lapini.

Megattera nel mar Ligure. C’è una megattera al largo del ponente genovese. A metà aprile è stata avvistata al largo di Noli, in provincia di Savona (Ansa). Da allora il cetaceo sta dando spettacolo saltando fuori dall’acqua e sbattendo le lunghe pinne pettorali. Qui alcune delle tante immagini postate online nelle ultime settimane: video di Ivg.it e Rainews.it; foto di Roberto Pizzaferri. La cosa curiosa però è che le megattere non vivono nel mar Mediterraneo, mentre sono invece di casa in quasi tutti gli oceani del mondo. Non si sa ancora da dove provenga questo esemplare, ma sappiamo che a volte alcune megattere dell’oceano Atlantico, mentre migrano stagionalmente verso nord, deviano ed entrano nel Mediterraneo dallo stretto di Gibilterra. “Questo esemplare potrebbe aver preso l’uscita sbagliata lungo la migrazione in Atlantico”, dice a Lapilli Maddalena Jahoda, responsabile della divulgazione scientifica di Tethys, un’associazione che dal 1986 monitora e studia i cetacei del Mediterraneo e ne promuove la conservazione anche attraverso progetti di citizen science che vedono il coinvolgimento del pubblico. Secondo Jahoda non è escluso che avvistamenti di questo tipo siano in lieve aumento. Tra gli altri, ce n’è stato uno al largo di Napoli, nel 2019; e l’anno dopo, sempre in Liguria, un altro di una madre e un cucciolo provenienti dai Caraibi. Questo aumento potrebbe essere dovuto al fatto che la popolazione di megattere è in crescita da anni, così come allo stesso tempo, essendoci più persone in mare che in passato, è maggiore la probabilità che le loro incursioni vengano notate. Jahoda non esclude inoltre che nei prossimi anni ci possa essere una qualche forma di “ricolonizzazione” di questa specie nelle acque del Mediterraneo, anche se non esistono prove certe che ci abbia effettivamente mai vissuto.

La balena avvistata a Noli sembra essere un esemplare giovane, difficile dire se stia bene e sia in grado di nutrirsi. “La megattera è una specie piuttosto adattabile - spiega la ricercatrice -, ma le megattere avvistate in precedenza sono uscite con ogni probabilità, perché non si sono più viste e non c’è motivo di credere che siano morte. Noi speriamo che anche questa trovi la via di uscita”.

Quando e quanto funzionano le aree marine protette? La megattera è stata avvistata all’interno di quel triangolo di mare che va dalla Costa Azzurra, abbraccia tutta la Corsica e arriva sino all’Argentario, noto anche come Santuario dei Cetacei o Santuario Pelagos. L’importanza e l’efficacia delle aree marine protette vengono discusse in questo podcast prodotto da Euronews.

Sempre in tema di aree marine protette, una buona notizia. Zafer Kizilkaya, presidente e fondatore di Akdeniz Koruma Dernği (Società mediterranea per la conservazione), ha vinto il prestigioso Goldman Environmental Prize per essere riuscito ad ampliare le aree marine protette lungo le coste della Turchia, tra le coste mediterranee più a rischio per via di pesca intensiva, turismo di massa e cambiamento climatico (Green & Blue).

Spiagge blu. E a proposito di avvistamenti, segnaliamo la stagionale "fioritura" di Velella velella, detta anche barchetta di San Pietro. Questi idrozoi (parenti stretti delle meduse) dalla caratteristica forma appunto a barchetta quasi ogni anno si riversano in migliaia sulle coste del mar Ligure e non solo, tingendo le spiagge di blu (Repubblica.it). Per maggiori informazioni o eventuali segnalazioni, suggeriamo le pagine social di Meteo meduse.

Velelle spiaggiate a Capo Sant'Andrea, Marciana Marina, isola d'Elba (Courtesy of Furio Saragoni).

Lo stato del clima in Europa. Il rapporto sullo stato del clima in Europa traccia un quadro inequivocabile sugli eventi climatici che hanno contraddistinto il 2022, sulla base dei dati scientifici raccolti dal servizio per il cambiamento climatico di Copernicus, parte del programma di osservazione della Terra dell’Unione europea. Ne emerge che, sebbene il 2022 sia stato il secondo anno più caldo per l’intera Europa da quando si hanno dati disponibili, per molti paesi dell’Europa sud occidentale è stato il più caldo mai registrato. A partire da maggio e per tutta l’estate, il mar Mediterraneo occidentale è stato caratterizzato da anomalie termiche e ondate di calore da record. Sempre i paesi dell’Europa del sud hanno vissuto tra i 70 e i 100 giorni di stress termico, il numero più alto mai registrato. I ghiacciai dell’arco alpino hanno perso l’equivalente di cinque chilometri cubi di ghiaccio, pari circa a un cubo di ghiaccio alto 5,4 volte la torre Eiffel. Le ondate di calore hanno inoltre contribuito a incendi più intensi ed estesi, tanto che l’area bruciata è la seconda mai registrata nei paesi dell’Ue. Inoltre, precipitazioni sotto la media, temperature più alte e ondate di calore, hanno contribuito alla diffusa e prolungata carenza idrica che ha interessato tutta Europa e visto il 63 per cento dei fiumi europei avere una portata ridotta rispetto alla media, con importanti conseguenze per l’agricoltura, l’energia, i trasporti e la società (The Guardian). Un trend che non sembra fermarsi: come riporta il New York Times, la Spagna ha osservato un aprile con temperature ben oltre i 37 gradi centigradi, aggravando le condizioni di una siccità prolungata che ha esaurito i bacini idrici e prosciugato i campi (Il Mondo, il podcast di Internazionale).

La mappa dei principali eventi climatici estremi registrati in Europa nel corso del 2022 (Esotc).

I dilemmi della siccità. In Spagna, dove la recente ondata di calore ha prosciugato ancora di più le riserve idriche, è in corso un dibattito storico (Climatica) su cosa mantenere in vita: le piantagioni di frutti di bosco che usano spesso illegalmente l’acqua sotterranea o il parco nazionale di Doñana? Questa zona della provincia di Huelva, all’estremo ovest dell’Andalusia, costituisce un insieme di habitat unico in Europa. Ma la scarsa portata del fiume Guadalquivir, unito alla siccità degli ultimi due anni, si va a sommare al problema dei pozzi illegali di acqua sotterranea, necessari per le serre di frutti rossi destinati prevalentemente all’export. Il governo della regione autonoma dell’Andalusia, guidato dalla coalizione del Partito popolare (Pp) e Vox, ha recentemente approvato una legge che permetterà di regolarizzare i pozzi illegali esistenti e riguarderà un’area pari a circa 1.500 ettari: una mossa che intende mostrare il supporto all’economia locale basata sull’estrazione di grandi quantità idriche a scapito del parco nazionale che circonda le piantagioni.

In Portogallo invece ci si interroga sul futuro delle spiagge (Publico). Un effetto collaterale della siccità che colpisce paesi dal clima mediterraneo come il Portogallo è infatti la costruzione di bacini idrici artificiali per catturare l’acqua piovana, che altrimenti andrebbe a finire nei corsi d’acqua che attraversano gli oltre 900 chilometri di costa portoghese per riversarsi nell’oceano Atlantico. Questi interventi per far sì che l’acqua dolce venga raccolta e usata in agricoltura influiscono negativamente sulla quantità di residui fluviali, tra cui la sabbia, che riesce ad arrivare sulle coste e quindi ad alimentare le spiagge. “Dobbiamo iniziare a pensare alla sabbia come una risorsa non rinnovabile”, spiega la ricercatrice Clara Armaroli, intervistata da Publico. “Trovare sabbia per nutrire le spiagge non è un compito facile, e non qualsiasi tipo di sabbia è compatibile”, dice Armaroli, professoressa di Geologia dell’Università di Bologna, che da due anni coordina un progetto europeo che coinvolge Spagna e Portogallo, con l’obiettivo di creare un sistema di allerta per aumentare la resilienza costiera.

Quale impatto per il rigassificatore di Piombino? Molti a Piombino, in provincia di Livorno, sono preoccupati che il nuovo rigassificatore possa inquinare o impattare l’ambiente marino antistante la città, in cui si concentra circa il 60 per cento dell’itticoltura italiana (The Guardian). La storia del rigassificatore si intreccia con la guerra in Ucraina. L’Italia ha dovuto trovare nuove fonti di gas naturale per il suo fabbisogno energetico, visto che quelle russe non sono più disponibili. In questo contesto, il governo Draghi approvò un impianto di rigassificazione da costruire nella cittadina toscana. Spiegato in maniera semplice, un rigassificatore trasforma gas liquido in gas che poi viene immesso nel sistema. Ma una parte del processo prevede lo scarico in mare di acqua fredda mischiata con cloro. Il progetto di Piombino, vista la sua urgenza e importanza strategica, è stato esentato dalla valutazione di impatto ambientale e, seppur uno studio dell'Università di Genova, commissionato da Snam, dice che l’acqua riversata nel porto sia sicura, molti cittadini vorrebbero una valutazione più approfondita. Il rigassificatore, secondo le ultime notizie, entrerà in funzione entro la fine di maggio (Il Post). La questione rigassificatori non riguarda solo la Toscana. Ce ne sono altri in costruzione in tutta la penisola, dato che il gas viene considerato dal governo una fonte di energia strategica, prima di completare la transizione alle rinnovabili (Internazionale).

La terra mi tiene. Segnaliamo l’uscita di un documentario realizzato da Sara Manisera e Arianna Pagani, giornaliste di Fada collective. Il documentario, presentato in anteprima mondiale il 5 maggio al Trento Film Festival, racconta del futuro dell'agricoltura sulle montagne del Cilento attraverso la voce di alcune persone del posto. Il 22 maggio sarà poi proiettato a Scandicci, vicino a Firenze, in occasione del Festival 72 ore di biodiversità organizzato dalla Rete semi rurali.

GUGLIELMO MATTIOLI
Producer multimediale, ha contribuito a progetti innovativi usando realtà virtuale, fotogrammetria e live video per il New York Times. In una vita passata faceva l’architetto e molte delle storie che produce oggi riguardano l’ambiente costruito e il design. Ha collaborato con testate come The New York Times, The Guardian e National Geographic. Vive e lavora a New York da quasi 10 anni.

Questo è tutto per questo mese. Grazie per aver letto fino a qui. Ci vediamo a giugno. Qui puoi farci sapere cosa pensi di Lapilli.

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